In occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità, vi raccontiamo la storia di Luis Garcìa e Luis Enrique.
Sono le 5 del mattino ad Araya, una piccola cittadina sulla costa nord-orientale del Venezuela. Le case sono silenziose e buie, tranne una.
Luis García si è alzato presto, come al solito. Gli ci vorrà un’ora per preparare la colazione e il bagno per suo figlio Luis Enrique. Sono quasi le 8 quando il ragazzo sarà impeccabile e pronto ad uscire di casa.
In ogni parte del mondo, sarebbe l’inizio di una giornata normale per qualsiasi famiglia.
Ma Luis García ha 72 anni e il figlio di cui si prende cura è un uomo di 52 anni con disabilità cognitiva, che stamattina inizia il suo primo giorno di scuola.
Oltre all’istruzione, Luis Enrique riceverà sicuramente anche un pasto dal Programma alimentare mondiale (WFP).
Da oltre mezzo secolo Luis tiene il figlio in casa, «ben protetto, dove nessuno gli farebbe del male».
Cosa gli ha fatto cambiare idea? Perché ora?
«Ero convinto che avrei potuto dargli tutto ciò di cui aveva bisogno a casa. Ora non posso più», dice. «Soprattutto il cibo».
In tempi migliori, Luis avrebbe pianificato i pasti settimanalmente, «Ora mangiamo quello che riesco a procurarmi, giorno dopo giorno».
Scelte difficili
In Venezuela, otto famiglie su dieci sacrificano i propri beni più preziosi o l’intero reddito per assicurarsi un solo pasto al giorno. Alcuni smettono di mandare i figli a scuola perché non hanno nulla da dare loro per colazione. Questo è spesso il caso delle famiglie in cui un membro ha una disabilità, il che può aumentare le spese domestiche.
Queste famiglie amano i loro figli e fanno di tutto per garantire loro delle opportunità.
Spesso fanno scelte difficili: medicine o cibo. Istruzione o cibo.
Fonte: WFP.org
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