Living Sunday è una giovane sud sudanese, di 22 anni, che potrebbe prestare il volto al Piano Mattei, che attendiamo con fiducia di veder avviare.
Abbiamo incontrato Living Sunday a Juba, dove è stata protagonista di un progetto di educazione, in particolare di recupero del percorso scolastico interrotto a causa della situazione critica del suo Paese: lei ha colto l’opportunità di questo progetto, ed è determinata a riprendere in mano la sua vita, a trovare un lavoro. Tutta la fatica che fa, combinando sveglia alle 4, cura del suo bambino, mansioni varie, non le pesa perché ha chiara una questione: “Solo se ricevi un’educazione — ha spiegato — sei riconosciuta per il tuo valore”. Riconosciuta anche da te stessa, non solo dagli altri. Questo è il fattore che rende l’educazione condizione prima di ogni sviluppo: quando la persona è educata, cioè accompagnata a scoprire il proprio valore infinito, riesce a mettere a frutto tutte le proprie risorse e abilità, prende in mano la propria vita e diviene protagonista di sviluppo per sé stessa, per i suoi, per la rete intorno a sé, la sua comunità. È un effetto travolgente.
Perciò l’educazione è il perno attorno al quale costruire ogni intervento per lo sviluppo perché, mentre rende la persona consapevole del suo valore, la apre alla conoscenza, alla capacità di mettersi in gioco. L’educazione e lo sviluppo passano sempre attraverso una relazione personale che è generativa di persone libere, responsabili, aperte.
Questa è l’educazione e lo sviluppo a cui lavoriamo, consapevoli che il destino di Living Sunday e di suo figlio, che vivono in Sud Sudan, è connesso strettamente al nostro. Per essere ancora più esplicito: l’investimento educativo per Living Sunday è legato strettamente a quello per i miei figli qui in Italia.
Di fronte abbiamo crisi e sfide che ci investono tutti parimenti: le migrazioni che ci dividono, la crisi climatica, le guerre che si cronicizzano, la diseguaglianza che cresce. Non sono mai questioni “private” di alcuni Paesi, e non possono essere affrontate in modo parziale, né partigiano. La storia ce lo ha dimostrato duramente ormai.
Per questo dobbiamo cambiare le categorie con cui pensiamo il rapporto tra i nostri Paesi. Non esiste più un Nord che aiuta un Sud, ma solo Paesi diversi che insieme lavorano per lo sviluppo comune: è questa certezza che deve alimentare l’impegno per l’accesso a un’educazione di qualità a tutte le latitudini. Non c’è sviluppo — duraturo, sostenibile, autentico — se non è pensato e promosso per tutti.
A tal scopo abbiamo bisogno di creare le condizioni che rendano possibile educare sempre e ovunque, educare al riconoscimento di sé, al pensiero critico, che permetta la costruzione di comunità vitali, accoglienti, capaci di investire risorse in autonomia e crescita.
Ora abbiamo una grande chance: il Piano Mattei, un piano ambizioso che l’Italia sta per lanciare per favorire una nuova partnership per lo sviluppo tra il nostro Paese e i Paesi africani. Se ci aiuterà a cambiare il modo di pensare la cooperazione internazionale e di affrontare il tema sviluppo come sfida comune a tutti noi, sulle due sponde del Mediterraneo, alla pari, potrebbe veramente segnare una svolta decisiva nei rapporti tra Europa e Africa.
Per questo noi auspichiamo che questo piano trovi il suo cardine nell’educazione e nella formazione professionale, dalla quale poi possono scaturire nuove progettualità. Lavoriamo perché il Piano Mattei, nel favorire una partnership alla pari tra i nostri Paesi, scelga come prioritario il sostegno di realtà educative per bambini e giovani che possano un giorno inserirsi nel mondo del lavoro secondo le loro abilità e possibilità.
L’educazione formale fino ad alti livelli, insieme a formazione professionale e post-secondaria pensata in relazione al mercato locale e globale nei settori dell’agricoltura e dell’energia (solo per citare due dei più importanti), garantiranno a tutti i nostri Paesi la possibilità di valorizzare il capitale umano. Di creare lavoro là dove manca, in modo che i giovani possano scegliere liberamente se restare nel loro Paese o partire, e di favorire in modo governato e rispettoso dei diritti umani l’accoglienza e l’inserimento lavorativo là dove c’è offerta di lavoro.
Non partiamo da zero: esistono programmi di successo di educazione, formazione professionale e creazione di lavoro, che possono essere valorizzati e riprodotti e possono innescare processi virtuosi di sviluppo. Rilanciamo e moltiplichiamo ciò che è già in atto e ha buon impatto. Partiamo dallo sguardo sui nostri figli e sul futuro che desideriamo per loro.
Fonte: corriere.it
![africa education](https://capitaineducoeur.org/wp-content/uploads/2023/11/africa-education-1024x683.jpg)